Consulenza finanziaria: un termine abusato.

Consulenza finanziaria indipendente.

proviamo a fare un po' di chiarezza...

Attenzione: le immagini - quando presenti e quando possibile - possono essere ingrandite semplicemente cliccandoci sopra.

lunedì 19 luglio 2010

Scelta dei fondi (OICR): forse non tutti sanno che... Breve analisi di uno studio di Mediobanca.


Oggi vorremmo fare alcune considerazioni in merito a un importante studio ( http://www.mbres.it/ita/mb_pubblicazioni/fondi.htm ) che annualmente Mediobanca redige in merito ai fondi comuni e Sicav (OICR = Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio) distribuiti in Italia  (94% del sistema in termini di patrimonio) con riferimento, in particolare, alla loro efficienza relativa ai risultati conseguiti vs. benchmark. Quindi verso il mercato in cui teoricamente dovrebbero investire.
Si tratta di un'indagine particolarmente utile in quanto evidenzia sia la quantità che la qualità delle performance che mediamente i gestori riescono ad ottenere. Non vengono considerati peraltro altri fattori quali la gestione del rischio ecc.
Riteniamo questa analisi particolarmente utile perchè può fornire una prima risposta ad una richiesta molto sentita da parte di un investitore cosciente: "le commissioni che pago regolarmente sono giustificate dai risultati ottenuti?" Soprattutto in tempi di mercati difficili in cui ottenere buone performance diventa particolarmente complesso, questo primo livello di approccio diventa importante anche se certamente non esaustivo.

Prima di iniziare però una considerazione. E' vero che spostando "la finestra temporale" di un periodo di analisi i risultati possono variare parecchio. E' anche vero tuttavia, che lo studio viene svolto sia su diversi anni, sia su diversi orizzonti temporali e per questo ci pare possa essere una buona base di ragionamento. Comunque strumento gestito e bencmark (mercato) sono valutati nello stesso periodo di tempo.

Proviamo ad analizzare la seguente tabella (facendo click sulla stessa per ingrandirla):


Incredibilmente (e non ci pare un termine esagerato) si evince che TUTTE le TIPOLOGIE di fondi e su TUTTI gli ANNI oggetto di analisi non riescono a battere il loro mercato di riferimento. La situazione è ancora più grave in riferimeno agli OICR obbligazionari e monetari.

Analizziamo ora il seguente grafico (facendo click sullo stesso per ingrandirlo):


Appaiono chiari alcuni dati che crediamo non necessitino di particolari commenti:
  1. Nell'ultimo anno analizzato, (a meno che siate Gastone della Disney) avete la certezza (dall'82 all'87%) di sottoscrivere un fondo che non riesce a battere il suo mercato di riferimento!
  2. Nell'ultimo biennio analizzato, la certezza di sottoscrivere un fondo che non riesce a battere il suo mercato di riferimento aumenta (dall'95 all'97%)!
  3. Nell'ultimo quinquennio analizzato, la certezza di sottoscrivere un fondo che non riesce a battere il suo mercato di riferimento può arrivare al 100%! Con un deciso peggioramento nell'ultimo arco temporale considerato.
    Quali le conclusioni?
    • La scelta degli OICR da utilizzare richiede un livello di conoscenza tecnica e di sistemi di analisi che non sono alla portata di qualunque risparmiatore.
    • A volte (sovente...) succede che strumenti di gestione "passiva" possano ottenere risultati pari almeno a quelli del mercato di riferimento. Quindi, anche grazie a minori di gestione decisamente minori, si ottengono risultati assoluti assai più soddisfacenti.
    • Non sempre gli evidenti vantaggi teorici di un fondo comune di investimento si manifestano in termini di migliore performance rispetto al mercato su cui si è deciso di investire. Occorre quindi una disamina costante e approfondita dei risultati (anche in termini di extrarendimento).
    A breve dovrebbe essere pubblicato il nuovo studio. Sarà interessante valutare i nuovi risultati.

    venerdì 2 luglio 2010

    Quanto mi fa guadagnare? Il peggiore tra tutti i possibili approcci...



     


    La scorsa settimana ci è venuto a trovare in Studio un possibile nuovo cliente che ci è stato indirizzato da un nostro assistito.
    Durante l'incontro abbiamo innanzitutto ascoltato per capire e valutare con attenzione le caratteristiche, il profilo di rischio, le esigenze del nostro interlocutore. Per quanto invece ci conviene, abbiamo  spiegato come amiamo svolgere la nostra attività, ciò che riteniamo corretto e ciò che non desideriamo fare. Abbiamo anche spiegato che cerchiamo di lavorare senza fretta e - possibilmente - senza ansia. Il nostro obbiettivo è cercare di ottenere efficienza piuttosto che inseguire le performance.
    L'incontro è proseguito in modo apparentemente proficuo fino a quando, verso la fine, ci sono state poste due domande che ci hanno lasciato senza parole e che ci hanno fatto propendere all'abbandono della possibile consulenza:
    1. Quanto mi fate guadagnare, se decido di collaborare con voi?
    2. Con il mio intermediario guadagno x%. Mi garantite che con voi guadagnerò di più?
    Per qualunque libero professionista, anche per quelli presenti sul mercato da più tempo, è importante acquisire rapporti di collaborazione con nuovi assistiti (chi lo nega è un ipocrita). Tuttavia è fondamentale farlo in condizioni di (accettabile) sintonia di vedute. Questo perchè altrimenti si verranno a creare inevitabilmente situazioni di incomprensione o addirittura di conflitto e quindi un rapporto professionale tutto meno che sereno e profittevole. Ecco quindi le motivazioni che ci hanno fatto desistere.

    Le due domande poste - soprattutto dopo una conversazione in cui determinati argomenti sono stati a lungo spiegati - hanno dei limiti insormontabili:
    • Non viene considerato il rapporto rischio/rendimento, nè il fattore tempo.
    • L'unico obbiettivo "chiaro" nella mente del nostro interlocutore è una percentuale.
    • Viene sottovalutato il fatto che i risultati avuti in una certa fase sono pesantemente influenzati delle condizioni che si sono presentate in quello specifico periodo. Che sarà comunque diverso da quello che si avvicenderà. E questo indipendentemente da tutte le considerazioni in merito all'efficienza del servizio ricevuto.
    • Il risultato (perlomeno in determinate finestre temporali) non deve "necessariamente" essere misurato con un incremento di patrimonio. Potrebbe anche essere valutato in termini di mancate flessioni. A volte un buon risultato si ottiene con la riduzione di alcuni attivi in liquidità. Ciò al fine di evitare forti decrementi proprio in quegli attivi, senza per questo avere la presunzione di prevedere il futuro. Attività fortunatamente impossibile anche nel campo dell'economia e dei mercati.
    • La garanzia di rendimento (scritta e legalmente riconosciuta) è limitata dalla normativa solo ad alcuni particolari strumenti. Tuttavia questa possibilità, se da una parte offre certezze, dall'altra ha anche una serie di svantaggi che è fondamentale conoscere per fare una scelta non emotiva, ma pienamente consapevole.
    • L'aspettativa che il professionista sia una specie di mago che non subisce mai alcuna flessione e che riesca ad ottenere sempre solo risultati positivi su tutte le classi di attivi e su qualsiasi orizzonte temporale. Ciò è falso, irreale e - se vantato - assolutamente scorretto. Al contrario l'obbiettivo è di raggiungere - nei modi e tempi concordati - una giusta remunerazione su tutto il patrimonio.
    Preferiamo quindi non lavorare su presupposti di rendimenti attesi che potrebbero generare false aspettative, quanto cercare soluzioni e attivi che possano generare buone soddisfazioni in termini di rendimenti conseguiti, in un determinato orizzonte temporale.

    Lavorare quindi anche con la massima attenzione al ciclo economico che ci si troverà ad attraversare (su cui non sarà possibile intervenire per la soddisfazione del cliente), ma senza cadere vittime dell'emozioni che le oscillazioni a breve dei mercati possono generare.

    Crediamo che gli obbiettivi dei clienti non debbano essere identificati con una percentuale, ma piuttosto con una logica operativa. 

    Per farci comprendere meglio, proviamo a fare un esempio.

    Se il nostro interlocutore avesse in mente un risultato del 4%, questo potrebbe oggi essere conseguito con l'acquisto di Titoli di Stato di lunghissima vita residua. Sottoscrivendo questo strumento, egli avrebbe APPARENTEMENTE conseguito il proprio obbiettivo.

    Tuttavia non sarebbe così, in quanto mancano (banalizzando, ma comunque con realismo) alcuni fondamentali elementi da valutare:
    • quale sarà l'andamento futuro dei tassi e quindi l'influenza sul titolo acquistato?
    • quale sarà il livello di solidità dell'emittente nei prossimi anni?
    • se fosse necessario liquidare la posizione prima della scadenza a quale prezzo di mercato questa verrà realizzata? In conto capitale si monetizzerebbe una plus o una minusvalenza?
    A queste domande ci possono essere solo due risposte:

    a)  Non esiste una risposta certa a nessuna delle domande.
    b) Sicuramente uno o più parametri subiranno nel corso degli anni variazioni. Che potrebbero anche  essere importanti quanto rapide.

    Allora l'obbiettivo numerico (vincolante) iniziale aveva realmente senso? Non sarebbe stato più corretto, stabilite alcune asset class coerenti alle esigenze del cliente, cercare le migliori soluzioni possibili compatibilmente con i cicli economici che si stanno attraversando? Cercare di ottenere non un risultato ideale prefissato, ma il migliore risultato compatibile con i mercati?

    Ogni lettore potrà trovare la personale risposta.